Smokin' Axl

Dicono di me

SMOKING’ AXL: IL SINGOLO “SFUMEGGIANTE”, TRA ALLEGORIA E CRITICA | INTERVISTA DI SILVIO TERENZI IN COLLABORAZIONE CON IL MEIWEB

Siamo al tracollo della discografia. E lui ribatte: e chi lo dice? Vero… sembra quasi un noto adagio di lamentele inutili che alla fine fanno comodo alla pubblica piazza. La discografia italiana è più ricca che mai di interessantissime proposte, penne e forme, dai classicismi alle sperimentazioni. Punto e a capo: con il rapper di Mantova Smokin’ Axl torniamo in America e ci immergiamo dentro linee metropolitane in cui l’allegoria e la critica sociale sembrano maschere teatrali. Colore e follia romantica dentro un flow decisamente funzionale.

Per molti aspetti siamo al tracollo della discografia, almeno questo dicono molte voci. La tua?

Chi lo dice? Beh la mia discografia al momento conta solo un album e un singolo, direi piuttosto povera in effetti, ma ciò non vuol dire che nel tempo non la arricchirò, anzi.

Ho già dei progetti in mente a cui sto lavorando al momento, e non mi fermo mai. Ogni giorno ho idee nuove e diverse. Non dico che le attuerò tutte, ma spero la maggior parte.

O intendi “tracollo” inteso come “perdita di valore”? Non vedo questo tracollo della discografia, come dici, finché ci sono persone, come me, che credono ancora in quello che fanno. Nella vita c’è sempre luce ed ombra: basta anche solo una scintilla per evitare le tenebre.

Punti molto il dito anche verso un pubblico, sempre più automatico, sempre meno capace di attenzione… o sbaglio?

Direi che la musica di oggi è diventata quello che è perché il pubblico la acclama per come è. Senza un consenso, non ci sarebbe nulla.

La musica in fondo è anche questo. Oggi molti sono abituati alla vita veloce, musica veloce, sempre meno complessa, sempre più leggera e frivola, e questo si rispecchia anche nel rap, se così ancora si può chiamare. È una legge di mercato, in fondo. Se la maggioranza vuole un tipo di prodotto, il mercato si riempie di quella, e i prodotti più di nicchia tendono ad essere accantonati. Tutti cercano di adattarsi per stare al passo, e il mercato si satura di prodotti tutti uguali. Questo vale anche per la musica, con il problema che, ad oggi, ciò che la massa vuole è scarno e, a parer mio, al limite del ridicolo.

Dalla tua come cerchi di contrastare questo fenomeno?

Io, potrei considerarmi una pedina piccola dentro un enorme scacchiera. Certo, finché rimango nel mio piccolo, qualsiasi mossa io faccia non contrasterà il fenomeno, ma non me ne rammarico.

Io faccio la musica che piace a me, come piace a me, e nel mio continuerò a criticare ciò che non mi sta a genio. Non parlo solo di musica, parlo di tutto ciò che mi passa per la testa.

Non servirà a contrastare il fenomeno, certo, mi limito a dire cosa secondo me è sbagliato, senza omologarmi alla massa che critico: mi basta per restare con la coscienza pulita.

Che poi “Sfumeggiante” in qualche modo sposa tanti cliché della classica letteratura rap. Cosa c’è di nuovo o in cosa si deve cercare la novità?

Beh, “Sfumeggiante” racchiude tante citazioni al mondo del rap, da Fabri Fibra a Neffa, addirittura a un mio vecchio pezzo intitolato “Destro correttivo”, così come a riferimenti del cinema, come a Star Wars, Italian Fast Food, Super Mario (nella base), Superman e The Mask. Poi contiene in sé una critica sociale e musicale, due dissing (nella versione originale, censurati in quella radiofonica) e un personale senso di rivalsa. Quindi si, potrei dire che abbraccia molti cliché del genere.

Forse non c’è nulla di particolarmente nuovo da cercare, e questo è un punto che entra in coerenza con le mie idee: un brano che critica le nuove leve e le novità del momento, dal momento che queste novità non meritano, almeno per me, lodi per i loro vuoti e miseri contenuti, dovrebbe farlo nel modo più classico.

Ha senso oggi fare un disco?

Un disco in senso di album (nel gergo, disco e album spesso sono sinonimi), direi di si, nonostante al giorno d’oggi pare la musica sia più incentrata sui singoli che devono diventare virali sui vari social, penso che un disco racchiuda un percorso.

Come una collana di libri, una saga di film, un disco rappresenta una visione di insieme, un viaggio, un racconto composto dai vari capitoli, emozioni, pensieri, brani.

Un disco in senso di CD fisico, beh, direi sempre di si. Nonostante oggi la musica sia tutta distribuita in digitale, un disco rappresenta un ricordo permanente, un pezzo da collezione, a volte hanno anche un senso affettivo, evocativo. La musica in streaming va e viene, è volatile. Un disco è per sempre.

D’altronde, dopo tutto, stampano ancora i vinili, no?

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